Come sanificare un ambiente con le lampade UV-C

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Come sanificare un ambiente con le lampade UV-C

Le lampade UV-C sono tra le soluzioni più efficaci per sanificare e disinfettare un ambiente, eliminando virus e altri germi.

Gli UV-C sono parte della luce solare. Sebbene vengano filtrati dall’atmosfera terrestre, possono essere riprodotti artificialmente e sfruttati per la loro capacità di inattivare virus, batteri e muffe distruggendo il loro DNA.

Ma come funzionano le lampade UV-C, e in che modo possono sanificare un ambiente?

Lampade UV-C: che cosa sono

Le lampade UV-C, o lampade germicida, producono luce ultravioletta ad azione sanificante.

Nel 1878, Arthur Downes e Thomas P. Blunt pubblicarono un articolo che parlava per la prima volta del processo di sterilizzazione dei batteri esposti a luce con breve lunghezza d’onda. Nel 1903, il Nobel per la Medicina premiò il lavoro di Niels Finsen e il suo uso delle lampade UV-C nel trattamento della tubercolosi. Successivamente si cominciò ad utilizzare la luce UV-C per disinfettare l’acqua potabile e – da ultimo – per sanificare le superfici.

Oggi, i raggi UV-C sono un riconosciuto sistema di sterilizzazione che impiega la luce ultravioletta di breve lunghezza d’onda per uccidere i microrganismi. Distruggendo il loro DNA, fa sì che non possano svolgere le funzioni cellulari vitali. Le lampade UV-C sfruttano per l’appunto i raggi UV-C: le “lampadine” cui danno alloggio emettono raggi UV-C con lunghezza d’onda di 254 nm. Quando questi colpiscono un virus o un batterio, scatenano mutazioni nel DNA e nell’RNA, andando di fatto ad ucciderli o a renderli innocui.

Raggi UV-C per la sanificazione: come funzionano

Non tutte le lampade UV-C sono uguali. Le lampade possono infatti emettere lunghezze d’onda UVC molto specifiche (come 254 nm o 222 nm) oppure possono generare un’ampia gamma di lunghezze d’onda UV (alcune lampade emettono anche radiazioni visibili e infrarosse). Le lunghezze d’onda emesse dalla lampada possono condizionare l’efficacia della lampada nell’inattivare un virus e possono influire sui rischi per la salute e la sicurezza associati alla lampada stessa.

Diverse sono le tipologie di lampade che possono produrre raggi UV-C:

  • le lampade al mercurio a bassa pressione, un tempo, erano il tipo più comune di lampada utilizzata per produrre radiazioni UV-C (la loro emissione principale è di 254 nm);
  • le lampade ad eccimeri hanno un picco di emissione di circa 222 nm;
  • le lampade UV-C allo Xeno utilizzano una speciale miscela di gas a base di Xeno, ed emettono raggi ultravioletti ad ampio spettro ad azione virucida e battericida. La luce pulsata UV-C agisce sulle superfici e sull’aria, e va così a sanificare gli ambienti;
  • i LED UV-C, sempre più utilizzati al posto delle lampade a vapore di mercurio, hanno una durata superiore e non sono inquinanti. Combinando tecnologia UV e tecnologia LED, sono sicure, sostenibili ed economiche.

Ambiti applicativi delle lampade UV-C per la sanificazione

I microrganismi come batteri, muffe, lieviti e protozoi possono essere distrutti o rimossi per via fisica, biologica o chimica. I raggi UV-C utilizzano un effetto fotolitico, per cui la radiazione inattiva il microrganismo in modo che non possa più moltiplicarsi.

La disinfezione delle superfici richiede generalmente un’elevata intensità

di luce UV a onde corte. In aree ad alto contatto come scuole, negozi, uffici e trasporti pubblici, gli UV-C possono essere utilizzati per una disinfezione profonda delle superfici.

I loro punti di forza?

  • non rilasciano agenti chimici;
  • non lasciano residui;
  • non bisogna aerare l’ambiente dopo il trattamento;
  • utilizzano poca energia.

Le lampade UV-C per la sanificazione vengono impiegate in una molteplicità di settori: negli ospedali, nelle aziende, sui mezzi pubblici, nei centri residenziali.

In genere utilizzati per sterilizzare gli strumenti usati in ospedale, ma anche gli ambienti sanitari, i laboratori e le superfici nei luoghi di lavoro, li si può usare anche per la sterilizzazione dell’aria e dei piani di lavoro (purché lontano dalle persone, in quanto i raggi UV-C possono danneggiare cute e occhi).